L' ELMETTO ADRIAN E LE SUE VARIANTI

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    ADRIAN L' ELMETTO DELLA VITTORIA
    di Roberto Bocuzzi




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    Il Modello Francese M15





    L'evoluzione dell'elmetto Adrian fu influenzata dai copricapi, per lo più sperimentali, ideati addirittura a partire dal 1836. L'esercito francese, fino a quando non fu inventato l'elmo Adrian, cercò spesso di modificare il tipico chepì rimasto in uso fino ad oggi; tra il 1836 ed il 1915 si ebbe un'infinità di varianti di casques d'essai oltre che per l'esercito anche per i pompieri e la gendarmeria. Osservando l' Adrian e alcuni modelli sperimentali come ad esempio i caschi dei Sapeurs- Pompiers de Paris del 1885, si può notare la somiglianza. I corazzieri e i dragoni avevano in dotazione, allo scoppio delle ostilità nel 1914, caschi di cuoio e metallo risalenti al 1871 e al 1874. Sicuramente gli studi effettuati dai pittori Georges Scott e Edouard Detaille sia sulle uniformi che sui copricapi, tra il 1912 e il 1913, lasciarono qualche traccia. I primi mesi di guerra dimostrarono allo Stato Maggiore francese che molte delle ferite alla testa erano causate da shrapnels e schegge , quindi ben presto, il fattore estetico passò in secondo piano.

    Con una lettera datata 21 febbraio 1915 il ministro della guerra francese comunica al generale in capo del Premier Bureau la decisone sulla consegna del casco metallico alle truppe della fanteria e del genio. In attesa della definitiva adozione e successivamente della fabbricazione dell'Adrian, il ministro ordinò urgentemente la produzione di una calotta metallica provvisoria denominata cervelliera il cui modello era stato proposto dalla Direzione dell'Intendenza. Questa calotta doveva essere inserita nella fodera interna del chepì ; alla base era provvista di due forellini per lato per poterla legare all'equipaggiamento. Queste cervelliere erano scomode tant' è vero che i soldati le indossavano con riluttanza; ne erano state ordinate ben 700.000 e al fronte ne venivano consegnati 20.000 pezzi per volta. Nel frattempo vennero presi in esame vari progetti per lo sviluppo di un elmo che fosse più gradito alla truppa; vennero però superati da quello presentato dal colonnello intendente generale Adrian. In una circolare del ministero della guerra datata 26 maggio 1915 si evidenziava l'approvazione positiva dei primi 100 esemplari giunti alla Direzione con indicazioni utili per l'adozione delle imbottiture per le differenti taglie. Era nato così, uno degli elmetti più famosi della storia. Per la realizzazione dell'elmo parteciparono sei ditte appaltatrici tra cui la Compteurs et materiel d'usines a gaz di Parigi che ne produsse 7.500 al giorno e la Angus Dupeyron che pare ne abbia prodotto in totale tre milioni. Su un totale di 3.600.000 elmi , 1.600.000 erano provvisti di fregio della fanteria, 100.000 con fregio dei cacciatori a piedi, altrettanti con il fregio del genio e 300.000 con fregio dell'artiglieria. Questi fregi di lamiera sagomata furono applicati agli elmi Adrian M15, M22 , M26 e derivati fino al 1937 dove ufficialmente il 12 gennaio dello stesso anno furono approvati quelli di tipo circolare da 50 mm. di diametro.

    La fabbricazione dell'elmo Adrian prendeva il via da un foglio d'acciaio del diametro di 33 cm e di 0.7 mm di spessore lavorato a freddo. Alla calotta così ottenuta veniva fissata la crestina, ottenuta per stampaggio, con quattro rivetti e successivamente venivano aggiunte già montate la visiera ed il coprinuca collegate entrambe con due rivetti. La calotta, anteriormente era provvista di due fessure per il fissaggio del fregio. L'imbottitura, in tre taglie differenti, era costituita da una cuffia con patte di pelle stretta da un laccio, e comprendeva una striscia di panno poggiante su del lamierino ondulato fissato ai lati interni della calotta, che facilitava l'aerazione. Il sottogola, di pelle marrone, era provvisto di una piccola fibbia. L'elmo, nelle tre taglie, pesava dai 670 ai 750 grammi. La tinta era grigio-blu per i soldati vestiti con la divisa bleu-horizon oppure cachi per le truppe in drap moutarde. La disponibilità e il tipo dei materiali , negli ultimi mesi del conflitto, portarono le fabbriche a produrre elmi, imbottiture e tinte di qualità scadente. Il costo dell'elmo per l'erario francese era tra i 5 e i 6 franchi dell'epoca. Una particolarità dell'elmo Adrian, che probabilmente non ebbe uguali come diffusione, è che non fu sottoposto a test balistici , contrariamente a quelli tedeschi ed inglesi. Dal lato estetico l'Adrian era un elmo ben riuscito, ma sul piano pratico era troppo leggero ed i tecnici francesi continuarono gli studi per fornire un'adeguata protezione al soldato in trincea.

    Dal 1916 furono realizzati vari modelli sperimentali, che seppur più validi dell'Adrian, rimasero allo stadio di prototipo. Il generale Adrian, il maggiore Le Maistre e il capitano Polack compirono studi sull'applicazione di maschere protettive da abbinare all'elmo; il capitano Polack e il suo collaboratore Loudret ottennero l'approvazione dal Dipartimento della Guerra per un modello di maschera protettiva, cui ne seguirono altre tutte progettate dal Comitè des recherches et inventions de guerre e che portarono il nome del capitano Polack. I primi esemplari di maschere trovarono impiego presso il 123° e 339° rgt. Fanteria a Verdun, nell'Aprile 1918. L'uso di placche o corazzette frontali antiproiettile, fu discontinuo e praticamente sperimentale. L'elmo Adrian venne prodotto in circa venti milioni di esemplari, in vari periodi. Un cenno lo merita anche l'elmo sperimentale realizzato dai fratelli Dunand (elmo d'assedio) e sul loro progetto nell'Agosto 1917 ne vennero realizzati in America 10.000 esemplari rivelandosi poi insoddisfacenti a causa dell'errato dosaggio di manganese. Nel Gennaio del 1918 venne realizzato interamente in Francia il Dunand; l'elmo, sebbene fosse migliore di quello americano, era valido solo per la maschera frontale, che venne poi adattata agli elmetti Adrian. Nel 1922 vennero rielaborati i progetti dell'Adrian e i risultati portarono alla nascita del modello 1922 costruito in un solo pezzo conservando la stessa imbottitura del modello 1915. Nel 1926 fu rinnovata tutta l'imbottitura con l'adozione di ganci d'appiglio flessibili, fissati all'esterno tramite otto rivetti (a coppie di due per ogni lato dell'elmo). Nacque così l'elmo Adrian mod.1926 di impiego generale che equipaggiò l'esercito francese nella seconda guerra mondiale. Molto più robusto dell'Adrian M15, era stampato in due pezzi d'acciaio dello spessore di 0,9 mm. La calotta , come per l'M15, era provvista di due fessure per l'inserimento del fregio metallico.



    Il Modello Italiano M16.


    L'Italia, al momento dell'entrata in guerra contro gli Imperi Centrali, non disponeva ancora di un elmetto per le proprie truppe; venivano impiegati i berretti da fanteria, la lucerna dei Carabinieri Reali, il moretto da bersagliere, l'elmo dei Corazzieri e i colbacchi della cavalleria. Tra l'Ottobre ed il Novembre del 1915 apparvero sul fronte italiano i primi elmetti francesi Adrian mod.1915. Avevano i fregi francesi e la tinta originale grigio-blu e nizialmente vennero consegnati 6 elmi per compagnia Successivamente per uniformarli con la tinta della divisa mod.1907 , parte degli Adrian fu dipinta in grigio-verde conservando lo stesso sistema dell'imbottitura francese ma di diverso materiale e cioè non più di pelle nera e di feltro grigio-azzurro, ma di pelle marrone e di feltro grigio-verde e sprovvisti di fessure per l'inserimento del fregio. Nel 1916 l'elmo Adrian fu costruito interamente in Italia in due pezzi anzichè in quattro in modo che la calotta e le falde fossero tutt'uno e la crestina saldata elettricamente. Nonostante derivasse da quello francese l'Adrian italiano era di qualità inferiore, perchè la sua resistenza era minore e le rifiniture erano meno accurate. L'imbottitura poteva essere di pelle marrone con feltro grigio-verde oppure di tela cerata con feltro grigio-bianco. Su alcuni documenti ufficiali, tale elmo è chiamato elmetto Lippmann, ma, dato che il Giornale Militare Ufficiale, che fa sempre testo, non lo chiama in questo modo, ma, da giugno 1937, lo classifica addirittura come mod.1915 quindi è preferibile classificarlo come mod. 1915-16. Durante la grande guerra esso sostituì gradatamente il mod.francese 1915, ma entrambi accompagnarono il fante anche nel dopoguerra.

    Come per la Francia anche in Italia furono applicati agli Adrian degli accessori protettivi come la maschera protettiva Dunand di produzione francese e il paraorecchi Lippmann. Questi ultimi erano delle piastre metalliche protettive provviste di imbottitura , applicate all'elmo tramite un cinturino di cuoio marrone; venivano sorretti da due passanti metallici. L'uso dei fregi fu abbastanza comune: esistevano tipi dipinti a mano o a mascherina, di colore nero; esisteva un enorme varietà di fregi perchè all'epoca non esisteva una normativa ufficiale codificata e spesso si seguivano criteri di reparto. L'elmo veniva equipaggiato anche di telini mimetici in tela bigia ricavate da teli tenda o tela e lana grigio-verde, avendo la funzione di eliminare il riflesso della luce. Nei telini venivano cuciti i fregi in stoffa o tela oppure venivano semplicemente dipinti. L'elmo del 1916 rimase in dotazione all'esercito italiano fino agli anni '30 dovre subentrò il modello 1933 rimasto in uso fino agli anni '80 sostituito poi dagli elmi NATO negli anni '90. Affrontando la guerra di trincea e seguendo l'esempio di altre nazioni in Italia fu realizzato l'elmo farina . Di forma ovale il farina era costituito da una cupola di acciaio leggero e una piastra antiproiettile verticale, formata da quattro fogli d'acciaio inchiodati. La piastra verticale poteva coprire sia la fronte che la nuca, a seconda di come veniva indossato l'elmo. L'elmo , ideato dall ing. F.Farina fu costruito a Milano in due taglie, il peso della piccola oscillava tra i 1850 gr. contro i 2.250-2.400 gr. della grande. Esistevano varianti con piastre verticali arrotondate. Con varie circolari ministeriali del 1921, 1923 e 1925 si stabilirono i criteri per l'adozione di fregi metallici per gli elmetti di tutte le armi in particolare per gli Adrian. L'elmetto rimase grigio-verde fino agli anni '30, ma con l'avvento del fascismo, negli anni '20 la maggior parte venne dipinta di nero. L'elmo Adrian fu adoperato dalla maggior parte dalle nazioni dell Intesa ma furono molti i paesi che lo impiegarono anche nel dopoguerra.

    STATO MODELLO PERIODO DESCRIZIONE

    Albania M.F 15 anni '20 di colore girigio-bluastro brillante con fregio del Regno di Albania
    Belgi M.F 15 anni '40 di colore kaki con fregio testa di leone in rilievo
    Rep.Ceca e
    Rep. Slovacca
    M.I 15/16
    M.F 15
    anni '20 di colore kaki con fregio del leone boemo
    EIRE Irlanda M.F 15 anni '20
    Estonia M.F 15 anni '20-'30
    Grecia M.F 15 anni '20 di colore marrone con fregio greco
    Jugoslavia-Serbia M.F 15 anni '30 di colore marrone-rossiccio con fregio del Re Karageorgevic
    Lettonia M.F 15 anni '20 di colore verde provvisto di un sostegno di cuoio
    Paesi Bassi M.F 15 anni '20 di colore verde
    Polonia M.F 15
    M.I 15/16
    anni' 20
    anni '20
    di colore grigio-bluastro con fregio polacco
    di colore kaki con fregio polacco

    Romania M.F 15 anni '40 di colore blu a fregio ovale di Re Ferdinando I o kaki scuro con fregio di re Carol II
    Russia M.F 15 anni '30 di colore marrone-rossiccio con fregio dello zar o fregio con stella e falce e martello
    Turchia M.F 15 anni '40 imbottitura e sottogola modificati
    Stati Uniti M.F 15 1916-1918 con fregio del Field Ambulance Service

    NOTE : M.F 15 = modello francese1915;M.I 15/16 = modello italiano 1915-16


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    Elmetto Adrian mod. 1915 in dotazione all'Italia tinto di grigio-verde e fregio a mascherina

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    Elmo Adrian mod.1915-16 di fabbricazione italiana in due pezzi e crestina saldata elettricamente, tinto di grigio-verde. Esistono delle varianti con crestina fissata tramite rivetti

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    Elmo francese Adrian mod.1915 di colore bleu-horizon con fregio della fanteria

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    Imbottitura interna dell'Adrian M15, con le sei linguette di pelle marrone legate da un laccio; notare ai bordi la striscia di feltro grigio-azzurro

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    Elmo Adrian M15 con fregio dell'artiglieria. L' R F sono le iniziali di Republique Francaise

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    Elmo Adrian M15 in dotazione al Belgio; la tinta è color kaki con il fregio raffigurante un leone in rilievo

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    Elmo Adrian M15 prodotto per la Romania con il fregio ovale di Re Ferdinando I





    L’elmo metallico Adrian modello 1915 e modello 1916.
    Di Galasso Massimiliano



    Nasce ufficialmente nel maggio 1915, prendendo il nome da un colonnello (poi generale) dell’Intendenza Generale dell’esercito francese, autore del progetto che fu approvato dalla Commissione Militare riunitasi per iniziare la produzione di un elmetto metallico da distribuire alla massa dei combattenti.Fin a quel momento, nella maggioranza degli eserciti, solo i reparti a cavallo erano dotati di elmetti metallici particolarmente vistosi che servivano praticamente solo a scopo intimidatorio verso il nemico (infatti erano stati concepiti in modo tale da enfatizzare la possenza del soldato a cavallo) più che a proteggere validamente il capo del possessore da proiettili, schegge, fendenti.L’esperienza bellica russo-giapponese (1905) e le devastanti battaglie combattute ad inizio guerra sui fronti della Marna e di Tannenberg avevano evidenziato il bisogno di dotare le truppe di valide protezioni per la testa: moltissime infatti le ferite causate non da colpi diretti ma da schegge o frammenti di rimbalzo o in caduta al cranio, viso, nuca. L’ADRIAN modèle gènèral 1915 era prodotto con un foglio in acciaio dolce dello spessore di 0.7 mm lavorato per stampaggio a freddo ed era composto da 4 elementi: calotta, crestino d’areazione, falda frontale anteriore e falda posteriore, ed era realizzato su tre taglie. Il crestino era fissato alla calotta da 4 rivetti, serviva per coprire il foro di aerazione praticato sulla parte sommitale della calotta stessa. I crestini non furono tutti identici tra di loro: si notano piccole differenze (l’arrotondatura più o meno accentuata della punta e dei bordi o della sagoma) a seconda dell’Arsenale militare di produzione. La falda anteriore (visiera) e quella posteriore (coprinuca) erano tenute unite da 2 piccoli chiodini fissati a caldo (successivamente vennero sostituiti da due piccoli punti di elettrosaldatura) ed entrambe venivano incastrate su una specifica scanalatura apportata lungo tutto il margine perimetrale della calotta.

    I due gancetti ad occhiello che servivano da passanti per il soggolo (ricavato da una striscia di cuoio marrone o nero dotato di una fibbia scorrevole in ferro per la regolazione della lunghezza) potevano essere ancorati all’elmo dai due chiodini di tenuta delle falde, oppure direttamente alla calotta con una elettrosaldatura nel caso facessero un corpo unico con il lamierino da cui erano ricavate anche le due striscette metalliche che servivano per il fissaggio interno dell’imbottitura.

    L’imbottitura era composta da una cuffia ricavata da una striscia di cuoio di capra nero cucita da un lato assieme ad una striscia di feltro (bleu orizòn, ma anche verde moutarde o semplicemente marrone naturale) che serviva al fissaggio e dall’altra a 6 o 7 patte di cuoio di forma triangolare arrotondata che andavano a posizionarsi sul concavo della calotta ed erano tenute da un laccio passante per le sommità.

    L’imbottitura veniva fissata all’elmo mediante 4 coppie di linguette metalliche saldate anteriormente, posteriormente e lateralmente all’interno della calotta; tra queste e l’imbottitura erano presenti 4 sottili lamierini ondulati che venivano lì posizionati per migliorare l’aerazione dell’elmo.

    Frontalmente l’elmo aveva due sottili forellini paralleli in cui venivano inserite le linguette di fissaggio del fregio metallico di specialità. Le tinte per l’Adrian m.15 francese erano il bleu horizòn, il drap moutarde, il gris artillerie.

    Al retro di una delle patte di cuoio dell’imbottitura si trovava sempre stampato ad inchiostro viola o nero il numero della taglia (ma si trova anche stampigliato sulla calotta all’interno) e spesso un timbro viola del Ministere de la Defense francese.

    Questo tipo di elmo non venne mai sottoposto a prove di balistica; indicativamente si può ritenere che per non essere forato dal proiettile di un fucile da guerra il colpo doveva partire da una distanza superiore come minimo ai 300 metri.

    L’esercito italiano iniziò a richiedere elmetti Adrian alla Francia già dall’autunno 1915. Le prime forniture furono composte da elmi Adrian di Fanteria (cioè con la grenade con la sigla RF) colore bleu horizòn. Una circolare del Comando Supremo (ottobre 1915) stabilì che di questi elmi ne venissero distribuiti 6 per ogni compagnia di fanteria (dunque una sessantina per Reggimento), come dotazione di reparto; li avrebbero utilizzati i soldati impegnati in operazioni rischiose come esplorazioni o taglio di reticolati. Molti gli ufficiali che se li accaparrarono; in alcuni casi si hanno elmi solo ridipinti di verde senape (colore regolamentare, dal 1909, per il Regio Esercito) e altri in cui addirittura non solo era stato asportato il fregio metallico ma anche dipinto a vernice nera (o bianca) l’emblema o il numero del reparto d’appartenenza. Alcuni di questi esemplari furono ceduti al personale della Croce Rossa Internazionale: non è inusuale trovare Adrian ridipinti in bianco o nocciola a cui è stato tolto il fregio frontale ed eseguita frontalmente una croce rossa spesso sormontata dalla sigla C.R.I. dipinta in vernice nera opaca.

    In seguito furono sempre prodotti completamente in Francia elmi Adrian in tinta azzurro regolamentare dell’Armèe, privi però dei fori frontali per l’applicazione del fregio, destinati specificatamente al Regio Esercito Italiano. 100.000 pezzi arrivarono in Italia nell’inverno 1915 e furono distribuiti alla truppe di prima linea per la prima volta in maniera massiccia. In seguito anche questi elmi furono ridipinti, in moltissimi casi, di verde. Ma si dovrà aspettare la primavera-estate del 1916 perché tutte le truppe di prima linea possano usufruire di un elmo. Da quel momento in avanti infatti iniziò in Italia la produzione dell’Elmetto metallico leggero modello 1915, presso gli Arsenali di Milano e Napoli. Nessuna sostanziale differenza dal francese, sennon per il fatto che non prevedeva un fregio frontale metallico e quindi era privo dei forellini per il fissaggio dello stesso.

    L’imbottitura era simile al francese; il cuoio prodotto in Italia era però solitamente marrone chiaro e la striscia di feltro (che nelle produzioni belliche resta coperta, trovandosi all’interno, mentre le imbottiture post 1918-’19 si caratterizzano da una cuffia in cuoio o pellame di minori dimensioni, quindi la piega verso il concavo della calotta non la fa più la striscia di cuoio ma quella di tela) era tinta color verde mdl 909 o lasciata al naturale. Il soggolo era restato in cuoio marrone (dal 1919 il soggolo fu fatto anche con pelle conciata e dal 1921 fu tinto in verde). Nel periodo bellico ne furono prodotti, secondo alcune stime, circa un milione e settecentomila esemplari.

    La verniciatura degli Adrian di produzione italiana, realizzata a caldo come nel precedente d’oltralpe, non fu solo ed esclusivamente eseguita con vernice verde (in varie tonalità più o meno scure), ma anche in nero ed in ocra-marrone. In alcuni casi furono ridipinti per mimetismo in bianco opaco o marroncino nocciola chiaro per il personale della Sanità o della Croce Rossa. In quel caso veniva anche dipinta in rosso una croce (distintivo internazionalmente riconosciuto della C.R.I.) sia solo frontalmente sia tanto sul davanti quanto lateralmente e posteriormente per dargli maggior visibilità.

    Il crestino veniva fissato a questa mediante 4-5 punti di elettrosaldatura dati alle due sommità. Nei modelli strettamente bellici i ganci ad occhiello reggi- soggolo erano direttamente saldati all’interno della calotta ma dall’esterno non si vedevano tracce dei punti di saldatura. Il modello 1916 risultò essere più fragile rispetto al precedente, causa anche il fatto che fu una piena produzione bellica e la qualità dell’acciaio per forza non era delle migliori. Risolveva però una grave pecca: nel modello 1915, se colpito anche solo di striscio nella parte bassa, il frontino e il coprinuca (tenuti insieme da 4 chiodini ma solo incastrati, come detto, sulla calotta) tendevano a distaccarsi e colpire il viso di chi indossava l’elmo, ed avendo i margini molto affilati potevano portare ferite non irrilevanti.

    Frontalmente sull’Adrian italiano veniva dipinto il fregio caratteristico dell’Arma o della Specialità d’appartenenza del proprietario dell’elmo: con la Circolare 12.720 del 15 luglio 1916 questa usanza venne regolamentarizzata e fecero la loro comparsa delle mascherine apposite per apporre fregi identici per forma e dimensione. In molti casi i fregi furono realizzati estemporaneamente a mano, sia con la classica vernice opaca nera che in giallo ocra o in bianco (soprattutto sopra la tinta bleu francese). Spesso si notano fregi eseguiti in nero mentre il numero all’interno del tondino veniva realizzato in bianco o in rosso. Comunque l’ordinanza restò sulla carta e alla maggioranza degli Adrian non venne disegnato nessun fregio. Gli ufficiali ebbero la possibilità di apporre sul lato sinistro del loro elmo tante V rovesciate quanti erano i galloni che distinguevano il loro grado. Erano realizzate solitamente con la vernice nera opaca classica ma anche con vernice gialla (specie quelli appartenuti agli alti ufficiali).

    Dalla primavera 1918 sulla parte destra della calotta dell’elmo destinato ad alcuni reparti di bersaglieri (soprattutto ciclisti) fu applicato tramite 4 rivetti (o anche, forse successivamente, elettrosaldatura) una taschetta in lamierino di forma tronco-piramidale dove doveva venir inserito il ciuffetto di piume.

    Durante il periodo bellico i quattro tipi di Adrian (il francese con granata metallica frontale, il francese bleu senza fori frontali, l’italiano mdl ’15 e l’italiano mdl ’16) convissero. Gli elmi Adrian di produzione italiana presentavano il numero della taglia stampato all’interno della cuffia di cuoio e il punzone dell’arsenale di produzione dentro la calotta.

    Nel 1920-1921 gli elmi Adrian, sia modello ’15 che modello ’16, furono sistematicamente riverniciati con la classica tinta postbellica verde chiaro-oliva (molto più chiara, per aggiunta di giallo, rispetto al “verdone”-ocra bellico) e furono dotati di un nuovo fregio d’Arma in ottone lucido (regolamentato con Circ. Ministeriali nel 1921, 1923 e 1925); questo veniva fissato tramite due coppie di linguette da infilarsi su due forellini ricavati sulla parte frontale della calotta. Molti esemplari vennero anche dotati di una nuova imbottitura: il feltro era stato sostituito da tessuto a trama larga dipinto di verde (già dai primissimi anni ’20) e il cuoio da tela cerata (1925). Gli elmi m.16 prodotti dopo il 1918 si distinguono per la presenza lateralmente sulla calotta di due piccoli chiodini ribattuti per l’ancoraggio dei passanti del soggolo al posto della elettrosaldatura.

    In molti mdl 1915 ricondizionati negli anni ’20 con l’applicazione di una nuova imbottitura si nota la presenza frontalmente, posteriormente e ai due lati della calotta di 4 ribattini che servivano per reggere delle nuove lamelle di tenuta per la cuffia di stoffa. Nei primi anni ‘20 furono creati esemplari di elmi mdl ‘16 (cioè quelli in cui calotta e frontini erano ricavati da uno stesso foglio di lamiera) in cui il crestino non era fissato con elettrosaldature, ma dai rivetti: quelli classici nel caso il crestino fosse stato quello del mdl ’15; oppure 4 (due davanti e due dietro, posti a pari nelle sommità e con una coppiglia molto) nel caso il crestino fosse proprio quello per il mdl ’16 (di lavorazione più grezza e semplicistica rispetto al precedente e soprattutto nato senza forature precipue per l’applicazione dei rivetti stessi). I rivetti utilizzati negli anni ‘20 si possono distinguere per una coppiglia più larga e schiacciata rispetto a quelli bellici (soprattutto nel secondo succitato caso di fissaggio del crestino).

    Dalla metà degli anni ’20 fecero poi la loro comparsa anche elmi simili in tutto e per tutto agli Adrian ma realizzati in cuoio bollito (nelle Circ. “Elmi alleggeriti”). Frontalmente portava il fregio metallico, se ne trovano sia verniciati di verde che di nero, portavano i gradi da ufficiale “all’alpina” sia dipinti che metallici. Il crestino era quello metallico dell’Adrian modello 1915 ed era fissato con i rivetti. L’imbottitura poteva essere sia quella originale di cuoio e tela (priva però delle 4 lamelle ondulate) sia composta da una leggera cuffia in tela chiusa da un laccetto sommitale. Era retta dalle solite 4 lamelle ancorate all’elmo tramite 4 chiodini ribattuti. Questi elmi, nella maggior parte dei casi, presentano all’interno dell’imbottitura il marchio del produttore: “Unione Militare”.

    Solo nel 1928 venne istituito un nuovo fregio metallico per l’Adrian, in ottone o ferro e di forma pentagonale. Veniva fissato da due coppie di lamelle da inserire su altrettanti forellini praticati all’uopo sulla parte frontale. I fregi delle Regie Guardie e dei Vigili del Fuoco erano fissati invece con due vitine a bullone. In certi casi veniva usato come fregio la placchetta da controspallina: in questo caso i fori praticati sulla calotta erano tre. In quegli anni fu anche prodotto un elmo Adrian in alluminio molto leggero e definito “da parata”. Di fattura sempre privata, veniva verniciato in verde scuro (tinta molto lontano dal verde-oliva chiaro di quegli anni) ed aveva un’imbottitura leggera di cotone o seta di colore nero o giallo ocra e fissata su 4 linguette e chiusa da un laccetto sulla sommità. Il soggolo era in pelle conciata o addirittura stoffa nera. Era acquistato privatamente da ufficiali e soldati ed utilizzato durante parate o cerimonie reducistiche.

    Nel secondo conflitto mondiale moltissimi furono gli Adrian utilizzati da truppe operanti in Zona di Guerra o dall’UNPA. Dal 1940 fu soppresso l’uso dei fregi metallici e molti elmetti ritornarono in arsenale dove furono chiusi i fori frontali con un paio di punti di saldatura (oppure con due chiodi fissati a caldo e in seguito limati) e furono riverniciati. La tinta era il verde oliva oppure (molto più spesso) il verdone utilizzato negli m. 33. Non risulta che venissero montate imbottiture e soggoli da m. 33 dentro agli Adrian, ma apposite cuffie in tela cerata bucherellata.







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    1) Tre tipologie di elmi modello Adrian a confronto: il primo da sinistra un modello italiano M15 in tinta Gris Artillerie; al centro uno francese con fregio di fanteria e a destra un M15 italiano in tinta grigioverde del primo periodo di guerra.

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    2) Altri due elmi Adrian a confronto: a destra un M15 modello italiano (senza fori frontali) in tinta grigioverde regolamentare del primo periodo di guerra e a sinistra un M16 in tinta verde scuro classica del periodo 1917-‘18 (notare il fregio frontale dipinto con vernice nera del 22° Rgt fanteria).

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    3) Imbottitura interna di un elmo M15 italiano di fattura patria: notare il cuoio marrone naturale.

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    4) Imbottitura interna di un M15 italiano di fattura francese: notare il cuoio tinto di nero e le 4 lamelle di ondulina.

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    5) Imbottitura di un M16 post-1918: si nota che la cuffia di cuoio è più piccola rispetto ai precedenti e perimetralmente sborda la stoffa grigioverde.

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    6) I tre Adrian del Regio esercito Italiano: a sinistra un M15 in tinta Blue Horizon di fattura francese (ma senza fori frontali); al centro un M15 grigioverde bellico di produzione italiana e a destra un M16 in tinta verde-giallina postbellica.

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    7) Particolare del gancio reggi-soggolo e delle lamelle pieghevoli per reggere l’imbottitura, saldate all’interno della calotta.

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    8) Particolare del gancio reggi-soggolo ancorato all’elmo tramite i due chiodini che servono anche a fissare assieme frontino e coprinuca.

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    9) Particolare del gancio reggi-soggolo e del corpo delle lamelle per il fissaggio dell’imbottitura ancorato alla calotta da un chiodino ribattuto (postbellico).

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    a) crestino d’areazione di un M15 di fattura francese ma assemblato per il R.Esercito Italiano.

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    b) crestino di un M15 di produzione nazionale (come si nota meno allungato ed appuntito in sommità e più largo).

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    c) crestino di un M15 francese (più appiattito e con le falde maggiormente curvate).

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    d) crestino di un M16, di fattura molto più grezza e semplicistica.

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    10) Particolare di un coprinuca e di frontino tenuti assieme da due chiodini ribattuti in un M15 francese bellico.

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    11) Particolare della giunzione tra coprinuca e frontino effettuata da due chiodini ribattuti su un M15 italiano: si nota, poco sopra, il ribattino utilizzato per il fissaggio delle lamelle reggi-soggolo alla calotta (modifica sicuramente postbellico).

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    12) Particolare di frontino e coprinuca tenuti assieme da due punti di saltura su un M15 italiano bellico.

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    13) Elmo Adrian modello 1915 di fabbricazione francese ma in uso al regio esercito Italiano, privo di fori frontali e con soggolo in cuoio marrone

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    14) Elmeo adrian modello 1915 di fabbricazione francese con fregio frontale metallico dell'arma di fanteria

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    15) Elmo Adrian modello 1915 di fabbricazione italiana, sotto la tinta grigioverde si nota il colore blu orizon francese

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    16) Elmo Adrian modello 1916 con soggolo in cuoio marrone tinta grigioverde bellica e fregio frontale realizzato con vernice nera del 22° Regt, fanteria

    Notizie tratte dal sito "www.cimeetrincee.it". Si ringrazia la cortesia degli amministratori per aver concesso la pubblicazione.

    Edited by Neapel - 5/12/2010, 01:39
     
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